IUSTUS VAN UTENS noto come GIUSTO UTENS<br />(Bruxelles?- Carrara 1609)<br />Il Trebbio<br />1599-1602 <br />tempera su tela<br />Firenze, Museo Storico Topografico “Firenze Com'Era”<br />Inv. 1890 n. 6326
A partire dalla fine del Quattrocento la storiografia favorevole ai Medici ha teso sempre a presentare il Mugello come luogo d’origine della grande famiglia. Una terra ove il ‘clan’ mediceo, nei suoi numerosi rami, aveva concentrato i propri interessi economici fin dalla metà del Duecento: un primato territoriale conquistato a scapito delle vecchie famiglie feudali della zona appenninica, in significativa coincidenza con la tendenza del Comune fiorentino a espandersi proprio in quell’area, sino ad allora dominata dalle potenti consorterie nobiliari che controllavano il transito dei valichi montani.

IUSTUS VAN UTENS noto come GIUSTO UTENS<br />(Bruxelles?- Carrara 1609)<br />Il Trebbio<br />1599-1602 <br />tempera su tela<br />Firenze, Museo Storico Topografico “Firenze Com'Era”<br />Inv. 1890 n. 6326
La mostra è incentrata non tanto sui caratteri artistici o economici quanto piuttosto sulla committenza e sul valore simbolico delle tre dimore agresti medicee del Trebbio, di Cafaggiolo e di Pratolino: le prime due, vere e proprie ville-fortezza che furono variamente possedute dai diversi rami della famiglia, finendo comunque per ruotare intorno alla grande figura di Cosimo il Vecchio (1389-1464); la terza, creazione della volontà di Francesco I (1541-1587) quale affermazione esasperata dei gusti e delle fantasie di questo inquieto granduca.

Viene così offerta una rilettura delle radici rurali medicee mugellane, presentate sia come simbolo dell’orgogliosa austerità dei costumi e del desiderio di allontanarsi talvolta dalle lotte politiche fiorentine caratterizzanti i membri quattrocenteschi della casata, sia come volontà di intellettualistico, magnifico isolamento da parte del sofistico figlio del granduca Cosimo I.

IUSTUS VAN UTENS noto come GIUSTO UTENS<br />(Bruxelles?- Carrara 1609)<br />Il Trebbio<br />1599-1602 <br />tempera su tela<br />Firenze, Museo Storico Topografico “Firenze Com'Era”<br />Inv. 1890 n. 6326
E vi era forse anche un’altra intenzione allusiva in questo ritorno mediceo alla campagna originaria: quella di celebrare l’antica origine della famiglia fatta discendere dalla natura primordiale della valle mugellana, già da essi miticamente risanata tramite l’uccisione da parte del loro capostipite Averardo, “valorosissimo capitano dell’istesso Carlo Magno”, del leggendario “Crudel Gigante Mugello, che di continuo l’infestava e con rubamenti e assassinamenti”, dalla quale sarebbero derivate le palle rosse presenti nell’arme gentilizia, ricordo delle palle di ferro della mazza di Mugello, intrise del sangue delle vittime, impressesi nello scudo dell’eroe durante il duello.

Una discesa anche fisica sino alla città di Firenze, dove ad essere bonificata dalla loro azione politica sarebbe stata, stavolta, l’intera società degli uomini. Un discendere da quella pianura circondata da alte montagne ricche di acque feconde, protettrici sia della stessa città che di quelle acque si nutre, sia della stessa civiltà urbana che da quel materno baluardo agreste risulta come purificata, protetta.