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Toscana ‘900

Dire Toscana per qualsiasi cittadino del mondo appena mediamente colto vuol dire Botticelli e Michelangelo, gli Uffizi e la piazza dei Miracoli, le file all’ingresso dei grandi musei di cui parla la televisione a ogni “ponte” festivo, le colline del Chianti e la verde e azzurra Versilia sotto i bianchi marmi delle Apuane.

Si finisce con il dimenticare che la Toscana è stata un grande laboratorio della modernità per l’Italia e per l’Europa; dal tempo dei Macchiaioli agli anni del futurismo, dal “ritorno all’Ordine” alle tendenze del secondo Novecento. Pochi sanno per esempio che sono ben 108 le pubbliche collezioni che in Toscana possono legittimamente definirsi musei di arte moderna.

Ce ne sono di relativamente conosciuti e frequentati: a Firenze, a Lucca, a Volterra, a San Gimignano, a Poggio Caiano, a Pistoia, a Prato. Dalla Fondazione Sergio Vacchi di Monteroni d’Arbia al Museo del Cristallo di Colle Val d’Elsa, dalla Gipsoteca Libero Andreotti di Pescia al Museo Antonio Manzi di Campi Bisenzio, al Museo Venturino Venturi di Loro Ciuffenna.

Ma ci sono anche collezioni di arte moderna e contemporanea che abitano i grandi musei fiorentini: gli Uffizi con il Corridoio Vasariano, il Bargello, Palazzo Pitti con la Galleria d’Arte Moderna e la Galleria del Costume.

Fenomeni che attraversano tutto intero il XX secolo e che sono disseminati nella pluralità delle singole raccolte.

Bibliografia essenziale

Toscana ‘900. Musei e percorsi d’arte
AAVV, Skyra Editore, 2015


FIRENZE

L’immagine di Firenze come nuova Atene, le tracce insigni del passato, e insieme il pittoresco, i segni dell’uomo che nel tempo hanno disegnato il paesaggio come nelle predelle dei Primitivi trecenteschi: questa l’idea che riaffiora consultando gli album di viaggio dei viaggiatori stranieri all’inizio del Novecento che scelgono Firenze come meta elettiva.

È il tempo in cui appare già consolidato lo stereotipo che aveva chiuso la città nel recinto dorato di “culla del Rinascimento”. Eppure i segni della modernità che incalza non sfuggono a guardar bene nelle collezioni pubbliche e private, nelle scuole d’arte, nelle piazze e per le vie cittadine.

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LIVORNO

Gli inizi del ‘900 vedono gli esiti della gloriosa stagione dei Macchiaioli, che prediligevano dipingere tra Livorno (patria di Giovanni Fattori, morto nel 1908) e i rinomati luoghi di villeggiatura sulla costa, primo fra tutti Castiglioncello. Si afferma poi in Toscana la generazione dei pittori livornesi cosiddetti Postmacchiaioli, che si formarono sui problemi formali da questi stimolati, dandone una rilettura in chiave moderna (da Oscar Ghiglia a Mario Puccini a Ulvi Liegi), oppure ponendosi in antitesi, abbracciando ad esempio il diffuso credo divisionista (Benvenuto Benvenuti e Plinio Nomellini tra i maggiori).

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PISA

La provincia di Pisa rappresenta un territorio dinamico dove lo sviluppo di una rete per la tutela e la valorizzazione dell’arte del ‘900 appare ancora in fieri. In parallelo alla presenza diffusa di stabilimenti tipografici e case editrici, essa ha sviluppato una propensione verso il settore della grafica che annovera importanti istituzioni e collezioni.

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SIENA

Scriveva Henry James a proposito di Siena nelle sue Ore italiane: «l’aspetto grande e sottile dei luoghi che possiedono una coscienza storica così marcata consiste nel trarre profitto dal sentimento di quella consapevolezza», e sicuramente, primi fra tutti, gli artisti qui hanno nel tempo raccolto le influenze dello spazio stratificato e plasmato dalla storia.

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GROSSETO

La vocazione artistica novecentesca di quest’area periferica è senz’altro ascrivibile alla nascita dagli anni ’80 di alcuni parchi d’artista, una tipologia per la quale questo territorio primeggia non solo in Toscana.

Sporadici invece i musei legati al Novecento; si limitano alla Pinacoteca Modigliani di Follonica e alla Collezione Martini di Massa Marittima, mentre il capoluogo, Grosseto, non ha un museo deputato, le cui veci svolge in parte il CEDAV, centro di documentazione e catalogazione.

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MASSA CARRARA

Si arriva a Carrara e si ha l’impressione di essere sovrastati dalle pendici delle Alpi Apuane, quei monti che chiudono a corona l’orizzonte del litorale versiliese assecondando la lenta curva della costa con gli imponenti bastioni rocciosi biancheggiante di marmo.

E non è difficile capire immediatamente quanto la storia, l’identità, la fama internazionale di questa città siano legate all’escavazione e lavorazione del marmo omonimo, bianco e pregiatissimo.

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PISTOIA

Con sguardo presago, agli inizi del secolo Antonio Maraini riconosceva il ruolo di Pistoia nel risveglio artistico della Toscana. I musei e le collezioni attuali rendono conto di questa «nicchia preziosa, chiusa in un suo mondo privato», composto da artisti di sani ideali e solide forme neo figurative fin dagli inizi del secolo, ma anche patria di spiriti aggiornati e partecipi ai dibattiti dei nuovi linguaggi.

Dunque terra arricchita dalla dimensione ‘provinciale’ e al contempo stimolata dalle tendenze nazionali.

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AREZZO

La provincia di Arezzo annovera una nutrita presenza di istituzioni dedicate all’arte del XX secolo frutto di una vocazione territoriale che, affacciatasi già a partire dagli anni ’60, si è poi consolidata nell’ultimo ventennio, fino ad acquisire oggi una dimensione storicizzata di comprovata rilevanza.

Nel complesso si tratta comunque di un panorama decisamente eterogeneo, nel quale prevalgono realtà museali di carattere generalista – ovvero dedicate “genericamente” alla documentazione dell’arte del Novecento.

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LUCCA

La provincia di Lucca rappresenta un territorio fortemente orientato alla conservazione e valorizzazione dell’arte del ‘900 che lì vanta forti radici. Non si tratta tuttavia di un panorama omogeneo, bensì di un sistema strutturato per aree geograficamente differenziate, per di più autonome rispetto al capoluogo.

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PRATO

È stato Ardengo Soffici, il genius loci del Novecento pratese, pittore, poeta e saggista che, nutritosi di avanguardie, dalla sua abitazione di Poggio a Caiano portava i fermenti parigini nell’ambiente intellettuale toscano: l’apertura nel 2009 di un museo a lui dedicato ne ha riconosciuto la centralità nella cultura artistica pratese e soprattutto ne ha sancito il ruolo nodale in quella italiana di primo Novecento.

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