Il Museo Archeologico e della Ceramica di Montelupo, fino al 2007 riuniti in un unico edificio, risultano individuati in due sedi differenti.
Il Museo Archeologico ospitato nell’ex complesso ecclesiastico dei Ss. Quirico e Lucia è costituito da 18 ambienti, disposti su due piani, 8 dei quali delineano il Percorso Espositivo, 5 costituiscono la Sezione Didattica ed i restanti 5 rappresentano gli ambienti di servizio.
Il Museo espone numerosi reperti archeologici del territorio dalla Preistoria alla fine del Medioevo (preistoria, etruschi, romani) proponendosi di raccogliere, conservare e divulgare ogni testimonianza materiale e ogni aspetto connesso con la vita civile e morale delle popolazioni che hanno vissuto nel territorio dell’attuale Comune di Montelupo Fiorentino e nelle aree limitrofe. Il percorso è stato arricchito dall’autunno del 2008 dalle collezioni di ceramica antica, rinvenute negli scavi urbani.
La grande struttura che ospiterà il nuovo Museo della Ceramica è stata costruita nei primi del ‘900 per ospitare la scuola elementare, compito che ha svolto fino a pochi anni fa. La parte espositiva riservata alla ceramica presenta una grande selezione degli oltre 3.000 esemplari restaurati che fanno parte delle collezioni interne ed in grado di documentare nei suoi molteplici aspetti l’attività delle botteghe locali dal Basso Medioevo alla fine dell’Età Moderna(XVIII secolo), testimoniando la committenza di grande rilievo che si indirizzava alle fornaci di Montelupo e che ha permesso una vasta produzione di grande pregio decorativo.
Dal 1989 è stata avviata dal Museo un’indagine archeologica che ha portato alla scoperta di una grande villa rustica romana del I secolo a.C., nei pressi del torrente Virginio. Le caratteristiche intrinseche dell’impianto, le dimensioni e la stessa cronologia della sua fondazione la inseriscono nel novero delle ville schiavistiche, fenomeno che sulla costiera tirrenica non sembrava oltrepassare verso nord la parte meridionale della Toscana.
Storia della Ceramica di Montelupo
Per comprendere la storia di Montelupo occorre rapportare gli avvenimenti che riguardano l’attuale cittadina del Valdarno ai due assi privilegiati della dipendenza da Firenze e dello sviluppo della produzione ceramica: entrambi i fattori concorsero infatti in maniera determinante alla nascita dell’insediamento sotto forma di “terra murata” (cioè di cittadina cinta di mura) ed al suo successivo sviluppo.
Tra i XII e XIII secolo, al tempo in cui la Città Gigliata avviò la conquista dei territori circostanti, il popolamento nell’area montelupina era assai modesto e stretto attorno ad una torre difensiva dipendente da Capraia, il potente castello dei Conti Alberti posto sull´altra sponda dell’Arno. Atterrata la torre albertesca nel 1203, i fiorentini ampliarono immediatamente l’antico insediamento, riunendo al suo interno le popolazioni circostanti. Il nuovo castello generò così sul finire del Duecento una grande addizione di forma rettangolare che, dalla sommità del colle, si estese sino alla sua base, unendosi così ad un piccolo borgo da tempo esistente, il quale era stato edificato in prossimità di un ponte di origine romana, che qui univa le due sponde del fiume.
Già nei primi documenti fiscali giunti sino a noi (1350) si può infatti constatare come l’abitato montelupino si distingua in “Castello” – toponimo circoscritto alla parte sommitale del colle, pertinente all’insediamento originario – ed in “Borgo” – appellativo che definiva la successiva addizione, così chiamata pur se cinta di mura.
Trascorsi gli anni della crisi demografica (1340-1450), l’abitato di Montelupo ebbe un nuovo incremento, e la crescita dell´insediamento non mancò di attrarre immigrati provenienti anche da località più lontane, secondo un processo che segna costantemente le vicende storiche di questa “terra murata“.
Sulla base di una probabile attività precedente, diffusa nei nuclei abitati sparsi lungo la riva sinistra dell’Arno, era venuta infatti a concentrarsi entro le mura del “nuovo Montelupo” la produzione della ceramica.