Stefano Bardini nacque a Pieve Santo Stefano (AR) nel 1836. Giovanissimo si trasferì a Firenze per studiare pittura all’Accademia delle Belle Arti, dove ebbe il suo primo incontro determinante con l’arte antica. Abbandonò poi l’Accademia per frequentare i circoli del movimento innovatore dei Macchiaioli e, come molti di loro, partecipò alle lotte per l’unità d’Italia.
Arruolatosi nei Garibaldini, nel 1866 combatté valorosamente a Bazzecca. Il 1866 è anche la data che segna l’inizio della sua nuova attività di restauratore di dipinti e commerciante di opere d’arte. Firenze, in quel periodo, era sede di un vivacissimo mercato di antichità, che coinvolgeva fondi-oro trecenteschi, fino alle terrecotte del Quattrocento, ed i più modesti oggetti d’uso.
Nel decennio immediatamente successivo alla partecipazione delle campagne garibaldine, Stefano Bardini divenne un raffinatissimo conoscitore di arte antica e un abilissimo manager nel campo del restauro e del commercio antiquario. Aveva relazioni d´affari, in Italia e all’estero, con i principali musei e collezionisti, tanto da esportare, a partire dal 1874, opere del Beato Angelico, del Pollaiolo e di Tiziano.
Abituali frequentatori delle sue numerose abitazioni e depositi erano archeologi quali De Fabriczy, Robert, Studniczka, storici dell’arte come Berenson, Loeser, Mason Perkins, Beckerarth e W. Von Bode, creatore del Museo Federiciano di Berlino, proprio con la collaborazione, le opere ed i consigli di Bardini. Tra i collezionisti con cui Bardini era in contatto, ricordiamo, per gli Stati Uniti, Johnson, Morgan, Frick, Isabella Gardner Stuart, Lheiman, le cui collezioni sono state accolte in un museo o sono diventate museo esse stesse; per l’Europa, M.me Andre’, la cui collezione costituisce oggi il Musee Jaquemart Andre’, il principe Giovanni di Lichtenstein, Figdor di Vienna, i birrai Nycarlsberg di Copenhagen, la cui raccolta e’ oggi un museo. Anche i musei pubblici acquistavano opere da Stefano Bardini: a Firenze, ad esempio, il Museo dell’Opera del Duomo comprò due sculture di Arnolfo, Bonifacio VIII e la Vergine della Natività, e il Bargello una Madonna di Michelozzo e un santo vescovo ligneo del XIV secolo.