Dal 1° settembre 2019 il Museo ‘La Specola’ chiuderà al pubblico per i lavori di riqualificazione della storica sede.
Sezione del Museo di Storia Naturale dell’Università degli Studi di Firenze.
Varie generazioni della famiglia dei Medici avevano accumulato e raccolto con passione nelle loro collezioni private, oltre a grandi tesori, anche un ingente patrimonio di tesori naturali come fossili, animali, minerali e piante esotiche.
Sulla base di tale materiale nonché con l’acquisizione di nuovi reperti d’ogni tipo, compresa un’ingente collezione di libri fatti pervenire da tutta Europa, l’illuminato Pietro Leopoldo di Lorena, con l’aiuto dell’abate Felice Fontana (1730-1805), volle creare un Museo di Fisica e Storia Naturale di pubblica destinazione. A tale scopo acquistò nel 1771 il blocco di edifici vicino Palazzo Pitti nel quale ancora oggi, pur con notevoli modificazioni e adattamenti ha sede “La Specola”.
Il Museo venne ufficialmente inaugurato nel 1775 e fu diretto da Fontana fino alla morte di questi. Fino ai primi del XIX secolo restò l’unico Museo scientifico al mondo creato per il pubblico e rivolto ad ogni sorta di curiosi, con orari, guide e guardiani così come ancora oggi un Museo è concepito. Le vicende delle sue collezioni sono oltremodo complicate soprattutto a causa dei trasferimenti presso altri Musei ed Istituti universitari, dei reperti di carattere antropologico, mineralogico, botanico e paleontologico nonché delle apparecchiature di fisica, chimica ed astronomia, avvenuti tra il 1860 ed il 1930.
Attualmente il pubblico è ammesso in 34 sale, di cui 24 di zoologia e 10 di ceroplastica. Nella sezione zoologica sono accostati esemplari di recente acquisizione e di antica tassidermia, come l’ippopotamo che donato, come sembra, al Granduca nella seconda metà del Settecento, visse per qualche anno nel Giardino di Boboli. Particolare vanto nel Museo è la raccolta di cere anatomiche, documento prezioso di un’arte che a Firenze iniziò in pratica con Ludovico Cigoli (1559-1613), artista di grande importanza nell’ambiente fiorentino dell’epoca, e che ebbe il momento di massimo splendore e accuratezza tecnico-scientifica nel Settecento.