Nella Chiesa di Santa Maria del Carmine si conserva una delle più alte testimonianze della pittura di tutti i tempi: gli affreschi della Cappella Brancacci eseguiti da Masolino e Masaccio e completati, dopo la morte di quest’ultimo, da Filippino Lippi.
La chiesa ed il convento di Santa Maria del Carmine furono edificati, come sede dei frati carmelitani, nella seconda metà del XIII secolo grazie ad un lascito testamentario di Cione di Tifa di Rinieri Vernacci, padre di Petrello, il ghibellino che, nel 1279, firmò sulla piazza vecchia la pace con i guelfi. La costruzione della chiesa, affacciata sull’ampia piazza, ebbe inizio nel 1268 e si concluse ben due secoli dopo, nel 1476.
Masaccio aveva raffigurato nel chiostro la consacrazione della chiesa del 1422, ma l’affresco, detto la Sagra, è andato perduto probabilmente in un rifacimento architettonico tra il 1598 e il 1600. La chiesa presenta un impianto strutturale medievale e sui fianchi conserva ancora larghe tracce della sua struttura romanico gotica-originaria.
La fisionomia raggiunta nella seconda metà del Quattrocento restò invariata per almeno un secolo, con il campanile (ricostruito dopo l’incendio del 1771) e la facciata incompiuta come ancora oggi la vediamo.
Molti architetti parteciparono all’opera, ma la paternità del disegno originario è tradizionalmente attribuita ad Arnolfo di Cambio, o al suo discepolo maestro Lapo. Una volta compiuto, il maestoso complesso ed il suo mantenimento furono affidati ai frati carmelitani e alle ricche famiglie che avevano ottenuto il patronato delle cappelle.
La Cappella Brancacci, situata nella testata destra del transetto, fu edificata nel 1386 per volontà di Antonio Brancacci. Gli affreschi sulle pareti furono poi commissionati da Felice Brancacci dal 1422, importante personaggio politico fiorentino del primo Quattrocento e patrono della Cappella.