Il culto della Madonna di Impruneta al tempo dei Lorena
Con l’estinzione della dinastia medicea e l’avvento dei Lorena, nel Settecento si ebbe un certo contenimento del culto della Vergine. La politica illuminista tendeva alla promozione di uno Stato laico e avversava certe manifestazioni esteriori, come il culto delle immagini, le processioni, le reliquie.
Nell’ambito della stessa Chiesa si manifestavano tendenze venate di giansenismo che consideravano queste manifestazioni forme di superstizione. Fu proprio alla fine di quel secolo, nel 1784, che si giunse alla distruzione degli ex voto della Santissima Annunziata, cosa che per fortuna non avvenne a Impruneta, dove si corse però il serio rischio di veder cancellato il culto della Vergine. Infatti, un documento che vale la pena richiamare, ci consente di conoscere il momento preciso in cui l’immagine venne ridipinta, al fine di mantenere in vita il culto della Madonna di Impruneta. Al pievano di Impruneta, membro della famiglia dei marchesi Giugni, giunse dunque la notizia che il comandante supremo della reggenza, il conte di Richecourt, desiderava vedere l’immagine della Vergine. Allora «il prudente pievano, sentita l’importanza di una tal visita, credé suo dovere di vederla prima di lui (giacché ad antiquo nessuno l’aveva veduta e molto più scoperta, avendo quest’immagine sette mantelline una sopra l’altra) quindi è che a chiesa serrata, e segretamente la fece scoprire; ma qual fu la sua sorpresa trovando un’asse quasi nera, sopra la qual credesi fosse dipinta, e che non distingueasi neppure le tracce della supposta Madonna. In tale emergenza, qual partito prendere? Se il conte di Richecourt la vede, è certo che faceva bruciare l’asse, e la devozione della Madonna dell’Impruneta sarebbe cessata fino da quel tempo. Il migliore fu quello di farla subito ridipingere, e fu scelto a quest’effetto il sig. Ignazio Hugford, che oltre ad essere stato un buon pittore dei suoi tempi, univa eziandio molta religione e pietà, come attestano i suoi discepoli da me benissimo conosciuti; il quale portatosi all’Impruneta in casa del Pievano Giugni, dipinse la Madonna con il Bambino Gesù sulla maniera antica». Nell’anno 1758, dunque, Ignazio Hugford restaurò e ridipinse in gran parte la Madonna. L’operazione politica, promossa dall’astuto pievano perché non cessasse il culto, fu anche un’operazione che possiamo definire filologica. Ignazio Hugford, pittore molto devoto, era anche un amante di cose antiche e aveva compiuto operazioni analoghe su dipinti simili. Quando la tavola di Impruneta è stata portata di recente a Firenze per essere esaminata dall’Opificio delle Pietre Dure, nel laboratorio della Fortezza da Basso, si è notato che il supporto del dipinto è una tavola databile almeno al XIII secolo (ma nulla esclude che possa essere addirittura più antica), mentre della pittura originale non resta che il 10% della superficie pittorica complessiva; tutto il resto è opera dello Hugford, il quale però, pur ridipingendo quasi integralmente l’immagine, rispettò le zone dove si conservava il colore originale.
Il culto della Madonna di Impruneta, dunque, continuò a esistere (vi furono ancora processioni nel Settecento), anche se ridimensionato, come è evidente dal numero e dalla qualità degli oggetti del Museo, a eccezione del Reliquiario di santa Teodora, probabilmente opera di un orafo austriaco, donato da Pietro Leopoldo all’arcivescovo Martini e da questi portato nel 1784 a Impruneta. La Madonna, allora, sembrò ritornare ai tempi della sua giovinezza, vedendo limitato il suo culto alla sola Impruneta e alla campagna circostante.
Rosanna Caterina Proto Pisani
in, Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta, Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, a cura di Caterina Caneva. Polistampa 2005