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I “mantellini” della Madonna di Impruneta

13:33 01 Ottobre in Approfondimenti
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mantelliniI paramenti sacri esposti nel museo non sono che una parte limitata – come risulta dagli antichi inventari – del corredo tessile della basilica, incrementato nel corso dei secoli dai preziosi doni alla Vergine, soprattutto in occasione delle famose processioni del 1633 e del 1711.

Nel numero limitato degli oggetti – tutti di altissima qualità – è necessario sottolineare la presenza di un nutrito gruppo di “mantellini”, oggetti specifici, propri del corredo della Madonna di Impruneta. I mantellini sono tende rettangolari, destinate a coprire immagini di culto, come per esempio la Santissima Annunziata a Firenze, accrescendone l’aura di sacralità. Nel caso specifico della Madonna di Impruneta, il mantellino non serviva solo a coprire l’immagine sull’altare, ma accompagnava la Madonna nelle sue processioni.

Il primo inventario esistente della basilica, del 1432, non ricorda nei suoi elenchi mantellini, lasciandoci incerti se all’epoca vi era l’usanza di tenere coperta l’immagine. Già nel 1466 tuttavia furono donati alla Vergine quattro mantellini e altre donazioni sono ricordate nel 1470 e nel 1547. Sappiamo inoltre che la Compagnia di sant’Ilario, legata da profonda devozione alla Vergine, durante le processioni aveva il privilegio di scoprire l’immagine.

Nel documento settecentesco relativo alla ridipintura dell’immagine da parte di Ignazio Hugford, il pievano Giugni, per poter vedere la Madonna, dovette scoprire sette mantellini. Così nelle incisioni di Stefano della Bella, Cosimo Mogalli e in una incisione settecentesca della Biblioteca Marucelliana (vol. LXXIV, n.90), la Madonna è sempre coperta dai mantellini che, proteggendola dagli sguardi e conferendole il mistero di una maggiore sacralità, erano certamente gli oggetti che si trovavano a contatto diretto della sacra Immagine. Per questo motivo i mantellini erano doni privilegiati fatti alla Vergine insiemea pianete, piviali e tovaglie, come ricordano la Nota dei doni del Rondinelli e gli Elenchi del Casotti.

In un bellissimo mantellino in taffetas laminato d’argento ricamato, custodito per motivi di conservazione in sagrestia, la marchesa Giulia Spada Riccardi spiega in una lunga iscrizione della fodera, il motivo del suo dono, per la salvezza sua e del figlio.
La cospicua campionatura esposta nella sezione dei tessuti del museo appartiene a epoche e manifatture diverse, presentando esemplari di produzione toscana, veneziana e francese databili dal Cinquecento al Settecento.

La realizzazione dei mantellini in tessuti diversi (velluti, rasi, damaschi, taffettà) e con varie tecniche (ricamo, broccatura, cesellatura), ci consente di seguire la storia del tessuto dai disegni cinquecenteschi delle fiammelle e del fiore di cardo fino ai raffinati motivi sei-settecenteschi di tessuti a pizzo o delle sete bizzarre dai fantastici disegni di gusto orientaleggiante. La presenza, sui mantellini, di iscrizioni o armi nobiliari ci permette inoltre di approfondire la storia della sacra Immagine e i suoi rapporti con la città di Firenze. I mantellini esposti nel museo furono offerti da diversi donatori: corporazioni (Battiloro, Rivenditori, i due mantellini cinquecenteschi in velluto rosso), compagnie (Compagnia delle Stimmate, la stessa che aveva commissionato nel 1634 a Gherardo Silvani il portico della chiesa e che lo donò insieme a una pianeta e a un paliotto dello stesso tessuto), nobili famiglie (Caccini da Verrazzano, Strozzi, Alemanni Franceschi, Panciatichi).

In alcuni di essi la parte centrale è decorata dal monogramma della Vergine sormontato da una corona. Infine, in occasione della processione del 1711, la Compagnia dell’Arcangelo Raffaele donò alla Vergine un portello in argento (attualmente nella sezione degli argenti del museo) che doveva costituire una protezione fissa sull’altare e che ha salvato la sacra Immagine dai bombardamenti dell’ultima guerra.

Rosanna Caterina Proto Pisani

in, Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta, Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, a cura di Caterina Caneva. Polistampa 2005