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I doni dei Medici alla Madonna di Impruneta

13:27 01 Ottobre in Approfondimenti
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Il culto della Madonna di Impruneta raggiunse il suo acme con la dinastia medicea, che giunse a definirla “Madonna di Famiglia”. Se durante il Granducato di Cosimo I, piuttosto alieno da manifestazioni esteriori, vi furono solo due processioni, fu soprattutto durante la reggenza di Cristina di Lorena e di Maria Maddalena d’Austria, e quindi sotto Cosimo III, che il culto della Madonna di Impruneta fu in grande auge.

Legato a Maria Maddalena d’Austria è uno degli oggetti più raffinati custoditi nella sala degli argenti del museo. Si tratta del Reliquiario della Croce eseguito da Cosimo Merlini nel 1620. Il reliquiario fu donato da Maria Maddalena d’Austria a Piero de’ Buondelmonti, pievano di Impruneta, per custodire i due grossi frammenti della croce, «una delle maggiori porzioni di questo sacrosanto legno che si veneri in tutta la Cristianità » (G. B. Casotti 1714, p. 35), donati dal celebre condottiero Pippo Spano.
Sempre a Maria Maddalena d’Austria è legato il finimento d’altare composto da quattro candelieri portacroce con croce, che compare negli Inventari delle sue reliquie (Archivio di Stato di Firenze), anche se poi fu donato alla Madonna da Cristina di Lorena in occasione della processione di ringraziamento a Impruneta il 2 ottobre 1633. Nella Nota degli oggetti donati alla Vergine, pubblicata da Francesco Rondinelli, bibliotecario del granduca, è ricordato «un bellissimo sepolcro d’argento dentro al quale è la testa di san Sisto, primo papa e martire». In realtà, il bellissimo reliquiario, che si fregia in alto delle armi Medici-Lorena e porta la statuina di san Sisto, fu commissionato nel 1614 all’orafo Simone Pignoni dal vescovo di Fiesole Bartolomeo Lanfredini per custodire – come si legge nell’iscrizione – le reliquie di san Romolo, primo vescovo di Fiesole e santo legato alla leggenda imprunetina. Come e quando il reliquiario entrasse a far parte del patrimonio mediceo non è dato sapere. Rondinelli ricorda inoltre due vasi in argento donati dai granduchi che, sebbene non rintracciati, dovevano essere simili ai vasi donati dal clero metropolitano fiorentino e dalle nobili famiglie Corsini, Salviati, Niccolini per adornare la balaustra del tempietto della Vergine. Accanto ai sovrani, anche altri personaggi della corte medicea portarono all’Impruneta doni preziosi eseguiti dalle botteghe granducali, come il Crocifisso in argento ed ebano del 1635 donato dal Gran Balì Andrea Cioli, senatore fiorentino che fu ambasciatore sotto Ferdinando I, Cosimo II e Ferdinando II, divenendo poi segretario granducale. Probabilmente da legare alla committenza di corte, anche se non documentata, è la straordinaria pisside eseguita nel 1637 da Cosimo Merlini, uno degli orafi più raffinati al servizio dei Medici, che per lo schema iconografico particolarmente complesso è stata definita «vera e propria catechesi eucaristica» (A. Paolucci 1980). Ad Anna Maria Luisa dei Medici, moglie dell’Elettore Palatino e devotissima alla Vergine di Impruneta, è da collegare un calice di Augusta della bottega di Franz Ignaz Stadler.

Nell’Archivio della Fabbriceria di Santa Maria esistono documenti relativi ad altri doni mandati da Anna Maria Luisa dalla Germania, come i due grandi vasi d’argento con fiori e due candelieri con viticci, inviati nel 1712 come ex-voto per la guarigione del marito (G.B. Casotti 1714, p. 279). Certamente il dono più bello e prezioso fu il paliotto in argento e bronzo e pietre preziose eseguito su disegno di Giovan Battista Foggini «dai più valenti artefici della Real Galleria», Cosimo Merlini il Giovane e Bernardo Holzmann, donato da Cosimo III, che rappresenta il granduca inginocchiato in umile preghiera all’altare della Madonna. Questa volta la Madonna non aveva fatto il miracolo e il 30 ottobre del 1713 moriva il Gran Principe Ferdinando, segnando con la sua morte l’inarrestabile declino della dinastia medicea.

Rosanna Caterina Proto Pisani

 

in, Museo del Tesoro di Santa Maria dell’Impruneta, Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, a cura di Caterina Caneva. Polistampa 2005