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A Villa Bardini: Lloyd. Paesaggi del Novecento

09:59 29 Agosto in News
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Il cammino artistico in 60 opere provenienti da 27 diverse collezioni private di tutta Italia e da collezioni pubbliche di un grande esponente della pittura italiana del primo Novecento, Llewelyn Lloyd sarà a Villa Bardini fino al 7 gennaio 2018.

L’artista di origini gallesi, ma livornese di nascita, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, è un paesaggista suggestivo, dai delicati rapporti cromatici ed equilibri compositivi. Lloyd giunse a Firenze alle soglie del Novecento, dopo la formazione a Livorno e seguendo l’ideale artistico e morale di Giovanni Fattori. Il tema ricorrente è il paesaggio ed in particolare le luminose vedute dell’Isola d’Elba.

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Dalle albe rosate e dai tramonti infuocati del Divisionismo, in ampie raffigurazioni di campagne o affacci marini, si seguono, nelle sezioni successive della mostra, le costanti ricerche formali impostate su studiati rapporti cromatici ed equilibri compositivi che dimostrano come di fatto il pittore, sebbene affondi le sue radici nella cultura Macchiaiola, debba essere considerato a pieno titolo un esponente della pittura italiana del Novecento.

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Definire la corrente artistica di appartenenza è stato un grande sforzo, dimostrato anche nella presentazione alla mostra dedicata allo scomparso amico Oscar Ghigli in cui esordiva definendo un errore il considerare la sua pittura come una «derivazione macchiaiola», dichiarandolo «invece un vero pittore del Novecento». Cercando di ristabilire la definizione storica e critica dell’artista cui era stato a lungo legato, affettivamente, ma anche culturalmente, è da leggersi l’urgenza avvertita dallo stesso Lloyd di una riconsiderazione anche sulla propria posizione. Lloyd moriva poco dopo, il 1 ottobre 1949, e nel frattempo si faceva strada la definizione di “Postmacchiaioli” che, nello sforzo di recuperare alla critica la generazione di quegli artisti che erano nati in Toscana sotto l’egida delle grandi personalità di Silvestro Lega o Giovanni Fattori, disinteressati alle istanze del Futurismo ma protesi ad altri linguaggi della modernità, metteva in luce la loro complessa e contraddittoria situazione.

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Anche l’opera di Llewelyn Lloyd, spesso considerata un’appendice della pittura macchiaiola, viene proposta come un tassello della vasta e articolata cultura italiana di primo Novecento, seppur espressione di una modernità radicata nella storia. Il rapporto con la tradizione artistica toscana per Lloyd è stato infatti dinamico, nei termini di una “rilettura” critica: ha derivato la sua pittura dai problemi formali posti dalla Macchia, ma l’ha vivificata e rinnovata innestandovi scelte cromatiche e compositive scaturite dalla conoscenza dei moderni sviluppi della pittura italiana e internazionale.

La mostra è promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze e in collaborazione con la Fondazione Parchi Monumentali Bardini e Peyron. Visite guidate gratuite tutti i sabati e domeniche alle ore 16.30 e 17.30 per maggiori informazioni, visita il sito web.