Masolino a Empoli
«Ainsi Empoli se peut glorifier de posséder deux peintures de Masolino»: così nel 1902 il celebre critico americano Bernard Berenson restituiva a Masolino due capolavori presenti nella città toscana: la Madonna col Bambino della chiesa di Santo Stefano degli Agostiniani («la plus charmante») e il Cristo in pietà della collegiata («la plus noble»), un tempo attribuito a Masaccio. A pochi anni dopo, nel 1905, risale la scoperta dei documenti relativi al pagamento nel 1424 degli affreschi della Compagnia della Croce allo stesso Masolino: «Detta cappella di sopra nominata chella Compagnia la fece dipingere per infino addì 2 novembre MCCCCXXIIII pagano al Maso di Cristofano dipintore da Firenze fiorini settantaquattro d’oro come apparisce in su gli antichi nostri libbri» (O.H. Giglioli 1905), che apriva nuove piste di indagine alla scoperta degli affreschi scomparsi.
Questi furono ritrovati soltanto nel 1943 nella cappella intitolata a Sant’Elena, che la Compagnia possedeva nella chiesa degli Agostiniani, allo stadio di frammenti (intradosso dell’arco d’ingresso, sguancio della finestra, natura morta a trompe l’oeil) al di sotto dello scialbo, dal momento che i frati riuniti capitolarmene nel 1792 deliberarono di «scortecciare, stonacare e intonacare di nuovo». Al di sotto degli affreschi furono recuperate le sinopie, tra le più belle del Quattrocento fiorentino. Si tratta della prima opera documentata di Masolino, che aveva allora circa quarant’anni. Se certamente la tappa empolese non riesce a diradare il mistero della sua giovinezza, pure segna il ritorno dell’artista in Toscana, aiutandoci a comprendere gli stretti rapporti con Masaccio che hanno segnato tutta la vicenda critica di Masolino, costantemente messo in confronto con Masaccio, secondo un processo di antitesi e di svalutazione dello stesso Masolino.
All’epoca dei lavori di Empoli certamente i due artisti si conoscevano. Lo studio attento del modellato del Cristo in pietà della collegiata di Empoli ha suggerito ai critici la possibilità di un viaggio di Masolino a Roma per confrontarsi con i testi del mondo classico, ma la superba sintesi volumetrica e l’eccezionale fusione di luce, proveniente da una fonte precisa, e di ombra naturale, lo mostrano aggiornato alle ricerche rinascimentali che stava portando avanti Masaccio, al quale contrappone nelle dolorose figure del Cristo e dei dolenti una profonda tristezza, priva di drammaticità.
Così la spazialità delle eleganti figure delle sinopie della Storia della vera Croce, lo studio della luce diffusa e dell’ombra riportate nella deliziosa Natura morta a trompe l’oeil nella stessa cappella si coniugano con altre caratteristiche di Masolino, che si colgono nei ritmi lenti ed eleganti, nelle raffinate sfumature, nei sottili trapassi di colore e soprattutto in una freschezza e in un tono primaverile che connotano la Madonna col Bambino e Sant’Ivo e i pupilli del transetto della chiesa degli Agostiniani.
La fedeltà di Masolino alla tradizione gotica vivificata dalla sensibilità coloristica e dal senso dello spazio pittorico lo rendono personaggio chiave della Firenze del terzo decennio del Quattrocento, costituendo il punto di partenza di una delle correnti della biforcazione della pittura rinascimentale, che da un lato porta avanti la linea Masaccio-Filippo Lippi, dall’altro sviluppa la linea Angelico-Domenico Veneziano.
Rosanna Caterina Proto Pisani
in, Museo della Collegiata di Sant’Andrea a Empoli. Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio, a cura di Rosanna Caterina Proto Pisani. Polistampa 2006