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Il tema del Compianto

13:47 01 Ottobre in Approfondimenti
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compianto_greveFra le prime rappresentazioni artistiche nate per mostrare e affermare l’umanità del Cristo, quelle del Crocifisso, solo o contornato da dolenti o da scene della Passione, avevano conosciuto una progressiva diffusione a partire dal V secolo, utilizzando veicoli di natura e materia diversa: pittura su tavola, scultura, affresco, mosaico, avorio, smalto e via dicendo. Dal secolo XIII questa “umanizzazione” di Cristo progredisce ulteriormente in senso drammatico, assecondata dalle novità formali e tecniche che consentono un naturalismo più deciso e, saltuariamente, un forte patetismo. Anche i personaggi che assistono all’agonia di Cristo partecipano di questa drammatizzazione, assumendo atteggiamenti emotivi che vanno dal dolore contenuto, alla meditazione, alla disperazione in scene diversamente affollate e complesse.

Fra queste trovano larga diffusione a partire dal X secolo le rappresentazioni del Distacco dalla Croce, che consente composizioni ancor più articolate anche dal punto di vista spaziale, con andamento verticale.

Poco dopo il Mille si afferma con grande fortuna la composizione detta comunemente Compianto, nella quale il punto focale è il corpo di Gesù deposto a terra e circondato dalla disperazione di diversi astanti, tra i quali spicca per posizione preminente e intensità drammatica la Madre “dolorosa”. Essa trova piena corrispondenza in rappresentazioni sacre che danno voce al dolore muto. La variante successiva è la cosiddetta Pietà, che si riscontra nell’arte nordica fin dal secolo XIV, con il corpo di Cristo adagiato in braccio o sulle ginocchia della Vergine: una composizione che isola il nucleo centrale e umano del dramma per farne oggetto di intensa meditazione.

Essa avrà più tardi una larghissima divulgazione anche in Italia, trovando grandi interpreti soprattutto nei secoli XV e XVI: si pensi a Cosmè Tura, Giovanni Bellini, Guido Mazzoni, Botticelli, Michelangelo, fra gli altri. I due temi, Compianto e Pietà, finiranno col tempo per intersecarsi nelle composizioni artistiche, che spesso troviamo oggi classificate con l’una o l’altra denominazione.

Caterina Caneva

in, Museo d’arte sacra di San Francesco a Greve in Chianti. Guida alla visita del museo e alla scoperta del territorio. A cura di Caterina Caneva. Polistampa 2005